Dalla Fed Cup un nuovo inizio per il tennis femminile italiano?

La due giorni di Fed Cup ha portato solo buone notizie per il movimento tennistico italiano e la vittoria in sé è probabilmente la meno importante. Non godeva di molti pronostici a favore la nuova nazionale di Tax Garbin, attanagliata tra la crisi di risultati di Sara Errani, l’inconvocabilità di Camila Giorgi, l’assenza prolungata di Martina Trevisan e una serie di debutti: come singolarista per Jasmine Paolini, assoluto per Deborah Chiesa ed Elisabetta Cocciaretto. Di fronte, la Spagna di Carla Suarez Navarro, un passato recente da top ten e tra le last eight agli ultimi AO, e Lara Arruabarrena, non un fenomeno, certo, ma con un ranking che le nostre ad oggi possono solo inseguire. Poi però arriva il momento del “Ready? Play” e l’alchimia si trasforma in magia. Sara torna Sarita e conquista due punti, Deborah completa il trionfo con un tiebreak prima dominato, poi quasi sfuggito ed infine conquistato. Game, Set, Match, 3-1 Italia e arrivederci ai play-off.

Dicevamo che forse la vittoria è la notizia meno importante, e può sembrare paradossale in quanto ora siamo ad un passo dal ritorno nel gruppo mondiale e sarebbe solo un bene tornare a competere con le nazioni e le giocatrici più forti ma, come abbiamo scritto più volte, le ragazze che stanno emergendo probabilmente non hanno ancora tutte le armi a disposizione per puntare all’obiettivo grosso. Affrontare oggi nazionali al completo quali Stati Uniti o Francia, Repubblica Ceca o Germania ci vedrebbe sicuramente sfavoriti e molto probabilmente perdenti, indipendentemente da superficie e sede dell’incontro. Allora vincere o perdere il prossimo play-off riveste un’importanza forse più mediatica che reale. La cosa realmente importante è aver rivisto tracce della vera Sara Errani, capace di spazzare via la numero 2 spagnola Arruabarrena e vincere con la numero 25 al mondo Suarez Navarro. Il suo prendere per mano le giovani compagne, la sua capacità di leadership, non scontata visti i guai con i quali da mesi sta convivendo e non ancora risolti completamente. E’ stato importante aver visto come Deborah Chiesa abbia giocato alla pari contro una ragazza che la precede in classifica di circa 100 posizioni, la sua personalità (2 ace sul cinque pari e sul sette pari del tie break decisivo non si fanno per caso) e la sua convinzione, nonostante fosse all’esordio assoluto in Fed Cup. Avrebbe anche potuto perdere, Deborah, dal momento che la sua avversaria è anche arrivata a match point ma il giudizio non sarebbe cambiato. Non è diventata fortissima solo perché ha vinto, ha vinto perché ha uno spessore che va consolidandosi torneo dopo torneo e la farà diventare fortissima. Un punto in più o in meno fa tutta la differenza del mondo, e di questo siamo tutti consapevoli, ma la prestazione sarebbe rimasta in ogni caso. E’ stata forse un po’ timida in alcune fasi del match ma ricordiamoci che fino allo scorso maggio, solo 9 mesi fa, era oltre la 400ima posizione del ranking e certi match li guardava ancora in TV.

Qui lo stiamo dicendo già da un po’ ma forse occorre rimarcarlo: in questo momento storico occorre avere pazienza perché la generazione di mezzo dopo le quattro moschettiere è effettivamente mancata e le attuali 20-21enni si stanno affacciando solo ora nel tennis che conta ma l’effetto traino delle varie Pennetta, Schiavone e Vinci comincia a farsi sentire e probabilmente lo vedremo ancora di più con le migliori junior in circolazione, a cominciare proprio dalla Cocciaretto. Le generazione d’oro è inevitabilmente il passato, ora bisogna costruire dando fiducia alle giovani.

La due giorni di Fed Cup rappresenta quindi un nuovo inizio per il tennis femminile italiano? Al momento il punto interrogativo è ancora obbligatorio ma la speranza di poterlo eliminare quanto prima è oggi molto più forte.